La Dott.ssa Patrizia Reinger: "Un Metodo cognitivo, logopedico e motorio efficace"
A condurci nella scoperta di questa pratica innovativa e sorprendente è la Dottoressa Patrizia Reinger, nota sulla scena nazionale ed internazionale per la grande competenza in ambito onoterapeutico, da diversi anni impegnata nella cura delle patologie psichiatriche presso il San Giovanni di Dio. “Si tratta di un approccio relazionale fondato sul contatto con l’alterità - spiega l’esperta - un metodo trasversale per arrivare a se stessi tramite la conoscenza dell’altro.” Una pratica ad oggi diffusa soprattutto in Svizzera, Francia e Stati Uniti, attiva solo in un esiguo numero di Centri di Riabilitazione italiani.
“La difficoltà maggiore dei pazienti affetti da disturbi psichiatrici consiste nel percepirsi come risorsa, ed è proprio qui che interviene l’onoterapia: permette loro di rivalutare quelle gambe che magari non li fanno camminare tanto bene, ma possono portarli verso l’asino, o quegli occhi, che forse non riescono a cogliere ogni dettaglio, ma possono sicuramente osservare l’animale”. La terapia si basa, quindi, sul contatto e approccio con l’asino, che è in realtà metafora del paziente stesso.
“È un metodo cognitivo, logopedico e motorio ma prima di tutto relazionale che viene modulato nel tempo in base al contesto, alla persona, e che è quindi estremamente soggettivo”. L’intuizione della dottoressa è stata di cruciale importanza nell’avviamento della terapia; la Torretta, così soprannominata in relazione alla via sulla quale è ubicato l’Istituto, è stata infatti, la prima realtà sanitaria ad avvalersene sul territorio dei Castelli Romani e non solo, incoraggiando altri Centri di Riabilitazione come Villa Buon Respiro, a Viterbo, ad oggi specializzata in ippoterapia.
I Vantaggi dell'Onoterapia
Nonostante non sia stata ancora formalmente riconosciuta dalla comunità scientifica, l’onoterapia garantisce progressi sorprendenti nel contesto relazionale. “Permette di sviluppare la consapevolezza di se, del proprio io- prosegue la responsabile- una consapevolezza e significazione che va reiterata, mediata dalla professionalità dell’operatore, ma che soprattutto agisce sul problema di comunicazione relazionale, sulla persona, andando oltre la patologia”.
Si tratta di un’evoluzione forse impercettibile ma indubbiamente indispensabile nel raggiungimento della piena espressione delle proprie capacità individuali e come testimoniano i pazienti stessi, i miglioramenti non stentano a vedersi. Mentre Carlo ci spiega quanto sia “bello avere un asino”, la Dott.ssa Reinger rammenta un episodio significativo con un Centro Diurno, quando un paziente che era stato sempre considerato muto ha parlato per la prima volta, proprio per l’esigenza di comunicare con l’animale.
Verrebbe da chiedersi perché la scelta dell’animale ricada proprio sull’asino, così l’esperta chiarisce il nostro lecito dubbio. “L’asino è l’animale che maggiormente fa eco alle relazioni umane, grazie ad alcune caratteristiche peculiari che ne facilitano l’impiego. Si tratta di un animale docile che tende a rimanere, a non scappare, favorendo un lavoro progressivo, che può vincere l’iniziale repulsione da parte del paziente. Inoltre è un erbivoro, rappresenta l’emblema della debolezza, rimanda chiara l’immagine della fragilità che è tipica del dolore”.
Sembrerebbero, ad una prima impressione, caratteristiche riconducibili anche ad altri quadrupedi come il cane o il cavallo, ma la Dott.ssa sottolinea le notevoli differenze che fanno dell’asino l’animale da prediligere. “Il cane richiede un feedback costante, delle attenzioni continue che difficilmente i pazienti riuscirebbero a dare, ed è un animale troppo piccolo per poter simulare una relazione; viceversa il cavallo, se non addestrato, tenderebbe a prevaricare, a non collaborare, e potrebbe essere pericoloso a causa delle grandi dimensioni”.
Questo tipo di pet therapy, dal 2004 attivo sul territorio dei Castelli Romani, si presta alla cura delle più disparate patologie, non solo psichiatriche, ma riconducibili a fattori come stress, solitudine o disarmonia affettiva, coinvolgendo simultaneamente bambini ed anziani. Possiamo, quindi, affermare di aver rivalutato quello che consideravamo un semplice animale da soma, che si è incredibilmente rivelato un fedele e paziente alleato dell’uomo.