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Giovedì, 04 Novembre 2010 21:18

Il Don Giovanni di Moliere a Velletri

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La Compagnia Teatrale Costellazione Sabato 6 novembre alle ore 21 presso il teatro Aurora di Velletri, la Compagnia Costellazione presenterà il "Don Giovanni" di Molière. Dopo il successo che ha ricevuto in molti festival finalmente arriva nei Castelli Romani uno spettacolo è veramente importante. Infatti la Compagnia, oltre a essere stato premiato in ben 13 festival nazionali, ha rappresentato, e rappresenterà, l'Italia in un festival mondiale che si tiene ogni 4 anni in città diverse...

 

Il “Don Giovanni” rientra nella rassegna "Alla ricerca degli spazi perduti", seconda rassegna delle Associazioni. Ottimi motivi per far sì che questo gruppo venga accolto da un grande pubblico.

Il Don Giovanni di Moliere a Velletri – presentato dalla Compagnia Teatrale Costellazione

La Compagnia Teatrale Costellazione si muove lungo le direttrici del teatro di ricerca, secondo un’impostazione che ritiene validamente collaudata. Gli spettacoli prodotti sono il risultato di un percorso in continuo divenire, uno studio teso ad approfondire le possibilità espressive della parola, del gesto attraverso le immagini che sviscerano la vita per raccontarne le emozioni. Questa Compagnia formiana, ha ottenuto in breve tempo particolari consensi sia dal pubblico che dalla critica proprio per la scelta stilistica del suo linguaggio espressivo e per le tematiche affrontate in testi originali e non. Non si ricorre ad uno stile necessariamente “puro”, perché intervengono molto spesso contaminazioni di tecniche con le quali l’attore ottiene una pratica corporea per concretare il personaggio. L’idea portante di questo modo di fare teatro è la volontà ferma di dare ad ogni componente della scena la piena dignità del linguaggio che la esprime. Il che vuol dire ridurre l’apparato scenico della tradizione e attribuire una consistenza corporea alla musica e alle luci, a pari diritto con l’attore, in una ricerca sempre mobile e volta apertamente ad ogni possibile variazione e variante, tesa alla sinestesia.

Il Don Giovanni di Moliere a Velletri – vincitore di molti premi teatrali

La tragicommedia “Don Giovanni” con l’adattamento di Roberta Costantini che cura anche la regia è interpretato da Maria Cristina Gionta, Emiliano Ottaviani, Marco Marino e dalla stessa Roberta Costantini. Il “Don Giovanni” è l’ultimo allestimento della Compagnia Teatrale Costellazione che ha debuttato nel settembre del 2007 ad Oliveto Citra (SA) in occasione del Premio Sele d’Oro vinto dalla nostra compagnia nella scorsa edizione con “Il Folle” ed è stato riproposto con successo in diverse rassegne nazionali. Nato come uno studio sulla seconda e terza scena del primo atto del “Don Giovanni” di Molière, questo lavoro è stato finalizzato, nel novembre 2006, alla partecipazione al Festival Internazionale di Regia “Fantasio Piccoli” di Trento sottoforma di corto teatrale della durata di 15 minuti. In quell’occasione, l’idea drammaturgia era stata ritenuta molto interessante : la regia di quei primi minuti aveva vinto il Premio Giuria Giovani in finale e il Premio del Pubblico e il Premio della Critica nelle semifinali del concorso. Affascinata da questo personaggio la cui forza di trasgressione lo rende uno dei più grandi miti moderni, la regista Roberta Costantini aveva deciso di mettere in scena l’intera opera. Intrigata dall’idea di trasporlo al femminile con il conseguente ribaltamento di tutti i ruoli, non si è soffermata sull’immagine convenzionale di un Don Giovanni unicamente seduttore, ma quello che l’ha interessata è stato altro.

Il Don Giovanni di Moliere a Velletri – la trama

E’ il complesso rapporto tra Don Giovanni e il suo servo Sganarello, (un personaggio al suo pari quale appartiene come doppio, un ‘sé’ scisso, una coscienza divisa che nella mia visione prende corpo sonoro sulla scena come voce fuori campo), e la sfida tra religione e libertinaggio, tra la morale comune e l’individualismo. In questa versione del “Don Giovanni”, la protagonista  è un personaggio eccessivo, che vuole grattarsi da sé le proprie rogne, incline a soddisfare esigenze che le paiono vitali e a vivere nella sfida , facendosi beffa dell’ipocrisia dominante. Ipocrisia capillarmente diffusa nei più intimi rapporti tra uomo e donna che si giurano amore sacro; ipocrisia nella farsesca rappresentazione della ritualità ecclesiastica (la parodia circense della Chiesa); nei più teneri affetti familiari (il fastidioso regime di sopportazione che degenera in reciproca maledizione, tra una madre benpensante e ingerente e una figlia ribelle dal fare canzonatorio); nelle dinamiche sociali (i mendicanti impegnati nella quotidiana richiesta dell’elemosina in nome di un Dio che viene pregato dai poveri non per sé ma per gli altri).
 
- Stefano Corradi -
Letto 1877 volte Ultima modifica il Lunedì, 07 Marzo 2011 11:37

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