Il figlio d’arte, che nulla ha che fare con la carriera del padre, si conferma uno dei più talentuosi chitarristi italiani, che non ha bisogno di “utilizzare” la fama del padre Claudio per proseguire con successo il suo percorso artistico. Due chitarre, un mixer che regola da solo e una tecnica straordinaria. Questa è la formula dello spettacolo, che fa della musica e del talento di Giovanni i principali protagonisti.
La scaletta propone brani dei più grandi artisti che propongono la tecnica della chitarra acustica a percussione a brani creati dallo stesso Baglioni, intervallati da una introduzione che talvolta aiuta alla comprensione del brano e altre volte permette di capire e leggere l’animo di un artista giovane che fa della passione per la musica la ragione stessa della sua esistenza.
Belle le esecuzioni di “Fusions” di Eric Mongrain e di “Knock on wood”di Justin King, eccezionale l’interpretazione di “Airtap!” di Mongrain. I brani di composizione di Giovanni restano comunque la parte più interessante dello spettacolo: di notevole spessore artistico, musicalmente e ritmicamente ben costruiti, con spunti e sfumature sempre diverse, che fanno apparire la produzione del giovane Baglioni davvero promettente.
Bellissimo il brano “Pino” dedicato al suo maestro e amico Pino Forastiere; affascinante “Anima meccanica” che porta in musica la teatralità della vita di immaginari omini che animano gli orologi delle piazze; fresca e piacevole “Get Up” che descrive lo spirito di una giornata vissuta in maniera particolarmente grintosa e positiva; sentimentale e struggente “Quando cade una stella” composta per rendere indelebile il momento di un faticoso addio; intensa e coinvolgente “L’insonne” che, composta in notturna, presenta il fascino che la notte esercita su ciascuno di noi.
Giovanni, nonostante la giovane età (26 anni appena compiuti), dimostra di essere un musicista davvero completo capace di donare e trasmettere molto al pubblico, senza dover utilizzare la fama del padre, e anzi dimostrando che a volte (come in questo caso) essere figli d’arte non vuol dire sfruttare il successo altrui, ma avere lo stesso dna da vero artista, da coltivare e far crescere.